domenica 3 maggio 2009

Il tempo dei gitani


La notizia l'ho appresa dagli schermi televisivi di una stazione della metropolitana: un consorzio di comuni del pisano ha deciso di dare un bonus in denaro ai Rom che scelgano di tornare in Romania. Che vita li attende a queste latitudini?

Il sentimento diffuso è quello di una coabitazione malsopportata. Parlando dei problemi di integrazione tra italiani e rumeni, la risposta che comunemente mi sento dare è: “non è colpa nostra se viviamo in un unico stato”, riferendosi ovviamente ai Rom, sui quali viene scaricata la responsabilità dei tristi episodi di cronaca. La stessa cosa m'ha detto anche una giornalista della radio pubblica România Actualitaţi. Argomento debole e che nasconde tensioni.

'Ţigani' (termine comunemente usato per i Rom, e non bisogna aver vissuto a Bucarest per capire che contiene in sé un pizzico di disprezzo) e 'gagii' (per i Rom è l'uomo bianco, un appellativo che marca una non-appartenenza) formano a Bucarest universi paralleli che si sfiorano e si incrociano quotidianamente senza mai fondersi.

Che fanno i Rom, dove vivono e in quali condizioni?

Vivono ai margini, nella grigia area di confine tra legalità e illegalità. Un paio di volte, passando davanti alle abitazioni di famiglie Rom, mi son sentito domandare qualcosa, probabilmente mi hanno offerto le prestazioni di una prostituta. Un tempo fini artigiani, l'avvento delle macchine ha strappato loro il terreno sotto i piedi. Ora trovano impiego nelle aziende che si occupano della pulizia delle strade, riciclano metalli o sono piccoli commercianti. Comunque, stando a dati di alcuni anni fa, la maggioranza vive in condizioni di indigenza. É impossibile non accorgersene: per le strade, tradizione poca e miseria tanta.

Sembra strano, ma molti Rom abitano nelle belle case del centro storico della capitale, edifici del periodo interbellico, quando Bucarest era la 'piccola Parigi'. Case spesso in rovina per la stessa incuria dei proprietari. Ne ho vista una senza finestre in cui – mi hanno raccontato gli assistenti sociali - vive una famiglia che l'inverno scorso aveva vestiti a sufficienza solo per un figlio, mentre gli altri restavano a casa ad aspettare che arrivasse il loro turno per la scuola. Una mattina, alcuni bambini con i quali lavoro mi hanno chiesto se a casa avessi una doccia, di cui loro, che secondo le usanze vivono nelle tende, non dispongono. Bambini e adolescenti dai 9 ai 18 anni in una sola classe, per recuperare anni di studio persi in storie di vita.

Stando a un articolo apparso lo scorso 29 aprile sul quotidiano Gândul, che riportava i risultati di un sondaggio della UE, il 10% dei Rom rumeni è analfabeta. Anche se, secondo l'indagine, qui sono meno discriminati che negli altri Paesi presi in esame (tutti dell'ex blocco sovietico più la Grecia).

Grazie pure alle pressioni di Bruxelles, il governo rumeno, a partire dal 2001, ha varato una serie di leggi anti-discriminazione e si è impegnato a implementare 'azioni positive'. Nel campo dell'istruzione, ad esempio, abolendo le classi separate e riservando un numero di posti nelle università pubbliche.

La vita dei Rom sembra un circolo vizioso che gira in fretta avanzando poco, in un vortice nel quale è difficile distinguere i torti degli uni e le ragioni degli altri. Vista da Bucarest, la strada verso una convivenza più organica è tutta in salita.

2 commenti:

  1. Ciao, da Roma ti leggo.
    Buona esperienza e buona scrittura.

    Carol

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  2. non ti credere: anche nella "civile" spagna si parla di questo:
    http://www.elmundo.es/elmundo/2009/05/04/espana/1241420628.html
    ho letto una volta, ma non ricordo dove, un bell'articolo sulla storia della discirminazione rom in romania... chissà se l'avevi visto anche tu... come ti trovi lì?
    baci, luca

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