mercoledì 8 aprile 2009

Quella sporca partita giocata sul corpo delle donne

In un tempo remoto che sfuma in leggenda, Romolo, dopo aver fondato la città eterna e aver chiamato a sè i pastori delle terre circostanti, chiede alle popolazioni vicine un certo numero di donne con cui popolare la neonata Roma. Al netto rifiuto dei popoli confinanti, Romolo risponderà con l'astuzia, organizzando la festa che sarà pretesto per il famoso 'ratto'. Nota a margine: scrive Tito Livio che Romolo in persona si aggirava tra le sabine rapite giustificando il proprio gesto con la “superbia” del rifiuto dei loro padri.

Esattamente come allora, anche oggi la storia consegna alle donne il conto salato dei pessimi rapporti di vicinato e del clima di incomunicabilità dei rispettivi popoli. Le violenze sulle donne di questi mesi sono infatti solo un piccolo e fosco affresco di un quadro ben più ampio e inquietante, che a nessuno conviene mostrare.
Dall'omicidio Reggiani in poi, tutti conoscono i terribili episodi di violenza contro donne italiane, pochi però hanno letto o sentito la storia di Magdalena, 38enne romena che lo scorso 13 maggio è stata stuprata a Roma da un coetaneo italiano. Compagno della datrice di lavoro della romena, l'uomo, un mese di domiciliari più tardi era già in libertà. E la politica dov'era, perchè nessuno ha urlato, come di solito accade in questi casi?

Le violenze sono utili se possono essere cavalcate politicamente per alimentare un razzismo che svii l'attenzione dalla profonda crisi economica. Le violenze sono utili per ripristinare le relazioni tra i sessi che ci siamo con tanta fatica lasciati alle spalle, indicando alle donne allarmate che l'unico luogo sicuro in cui rifugiarsi sono le mura di casa (sorvolando su un aspetto non proprio secondario: una gran parte delle violenze avviene accanto al focolare domestico).
Nessuno ha parlato di Magdalena perché non conveniva. Come non conveniva far rumore per la violenza di gruppo ai danni di una giovanissima prostituta romena, a cui ha partecipato anche un politico locale lombardo fuoriuscito dalla Lega, famoso per le sue ordinanze contro il mestiere più antico del mondo, condannato poco più di un mese fa a 6 anni di carcere.

A proposito, perché si parla così poco del dramma della prostituzione romena in Italia, che vede giovani donne ridotte a schiave del sesso vittime di tratta? Perchè nessuno accenna mai al disprezzo che avvolge i nostri connazionali in Romania, cresciuto osservando l'arroganza di chi pretende di comprare anche l'amore con la forza della propria moneta?

Le donne italiane subiscono i colpi di una politica della (non) integrazione e della sicurezza intesa solo come polizia che sta trasformando la penisola nel luogo della delazione di stato e della solidarietà latitante. Lo scorso 14 febbraio una 15enne è stata barbaramente violentata a Bologna. Ecco il resoconto di una guardia giurata che ha assistito allo stupro: «Ho visto quell'uomo robusto che pestava quella ragazzina magra come un giunco. [...] C'erano macchine che passavano in strada, ho chiesto aiuto agitando le braccia, ma nessuno si è fermato. Nemmeno un uomo sulla cinquantina, che passeggiava sul marciapiede accanto a me e che quelle grida deve per forza averle sentite. Mi ha detto “non mi interessa” e se n'è andato» (La Repubblica, 15/02/09). Paradossalmente, sembra che a ricucire gli strappi di un corpo sociale in frantumi ci stiano pensando le donne rumene, che si rompono la schiena e perdono il sonno per accudire i nostri anziani non autosufficienti. Ma a chi conviene parlarne?

(pubblicato il 14 marzo sul quotidiano L'Attacco)

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