martedì 19 maggio 2009

I fiori di Chişinau


A Chişinau, capitale della Republica Moldova, c'é un tocco di oriente
perfino nei classici condomini socialisti. La città, piena di larghi
viali alberati e inframezzata da enormi parchi, è rinomata per
l'ospitalità e la socievolezza dei suoi abitanti. La primavera é
sbocciata in tutta la sua bellezza e il corso principale, Stefan cel
Mare, è un viavai continuo di gente che passeggia.

Il piccolo Paese ai confini d'Europa, a inizi aprile ha riempito le
pagine dei quotidiani di mezzo mondo perchè una 'massa critica' di
giovani si è riversata nelle strade per contestare i risultati delle
elezioni politiche. Per la terza volta consecutiva i comunisti hanno
ottenuto la maggioranza e l'opposizione afferma che ci siano stati
brogli e che i morti inspiegabilmente abbiano votato. La gente ormai
ci ride su: un uomo parla da solo in un cimitero. "Che starà
facendo?", si chiedono due amici . "Un comizio elettorale".

Ora l'atmosfera è distesa e delle manifestazioni di un mese fa restano
solo i lavori di ristrutturazione del parlamento e della presidenza
della repubblica. Le sedi del potere son stato devastate e date alle
fiamme, ma l'opposizione ha mostrato prove che gli atti vandalici
sarebbero stati organizzati da governo e servizi segreti per
screditare il movimento che altrimenti avrebbe potuto estendersi a
macchia d'olio. Le stanze del potere hanno tremato e il perché è sotto
gli occhi di tutti: salari da fame e alta inflazione, liberta'
democratiche a rischio, mezzi di comunicazione controllati piu' o meno
apertamente e corruzione così diffusa che è ormai consuetudine.
Governa un clan la cui ossatura è costituita da Vladimir Voronin e da
suo figlio Oleg. L'uno è stato presidente comunista per due mandati e,
nell'impossibilità costituzionale di ottenerne un terzo, si é appena
fatto nominare presidente del Parlamento, in puro stile-Putin. L'altro
detiene una buona fetta delle attività imprenditoriali del Paese.

Ad accentuare le tensioni, una popolazione divisa a metà tra russofoni
e madrelingua rumeni. É tuttora in corso una rivisitazione molto
grossolana della storia del Paese per porre le basi di un ulteriore
russificazione.

Quattro ragazzi sono morti in circosanze sospette dopo gli arresti
arbirari effettuati per strada o in università dalla polizia, ma la
vita va avanti, anche perchè qui siamo alle prese con una quotidiana
lotta per la sopravvivenza. Ti chiedi come si riesca ad arrivare a
fine-mese: se per strada inizi a pensarci, la mente si arrotola su se
stessa e una vena di tristezza la pervade. Spinti da una vita senza
futuro, un quarto della popolazione è già emigrata.

Questo Paese mi ha ricordato l'Italia. Sarà per il conflitto di
interessi o la corruzione che investe ogni angolo della vita sociale e
che crea cittadini con status diverso a seconda dei redditi. Sarà per
i tentativi di riscrivere la storia ad uso delle esigenze politiche
del momento, o per il sostegno interessato della chiesa al regime, che
stranamente qui vota comunista. Sarà per i salari che giorno dopo
giorno l'inflazione corrode o forse sarà solo per la sospensione dei
diritti in occasione di alcuni momenti di protesta, non so.

Quel che so é che la bella sorpresa di questo angolo di mondo sono
stati i ventenni. A Chişinau ho incontrato i ragazzi piú aperti e
dinamici che abbia mai conosciuto. Laici, informati, con una radicata
cultura democratica. Non é stato un caso se le manifestazioni siano
partite da loro. Se il futuro di una nazione si vede dai suoi figli,
la Repubblica Moldova é sicuramente in buone mani.

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