Son partito per la Romania con uno zaino di paure e un pugno di speranze.
Paure di una terra lontana e di un luogo inospitale. E il sogno di arrivare alla frontiera, ai limiti dell'Europa, dove paradossalmente la partita è più aperta e le possibilità più accessibili.
A un passo da Bucarest, nella cui periferia dimoro, è scoppiata la rivoluzione. Come vent'anni fa nel Paese dei Carpazi, ieri a Chisinau gli studenti sono scesi in piazza. E venerdì saranno ancora più numerosi, ché la polizia non riuscirà a contenere fuori delle porte della capitale gli abitanti di una Repubblica Moldova esausta di un regime vecchio e corrotto. Finalmente una rivoluzione bambina, che parla la lingua semplice di chi è ancora assetato di vita.
Solidarietà. Questa sera mi sono unito ai giovani rumeni che, solidali con i fratelli oltreconfine, affollavano Piata Universitate.
Gridavano "Libertate!"
Oggi a Bucarest, i ragazzi cresciuti dopo il 1989 hanno creato un ponte tra presente e passato, ricalcando le orme dei padri, che la rivoluzione l'hanno pagata col sangue. E nello stesso tempo lanciando un monito alle generazioni passate: "se fossimo stati al vostro posto, i sogni non si sarebbero arenati nel fango della paura di cambiare".
Paure di una terra lontana e di un luogo inospitale. E il sogno di arrivare alla frontiera, ai limiti dell'Europa, dove paradossalmente la partita è più aperta e le possibilità più accessibili.
A un passo da Bucarest, nella cui periferia dimoro, è scoppiata la rivoluzione. Come vent'anni fa nel Paese dei Carpazi, ieri a Chisinau gli studenti sono scesi in piazza. E venerdì saranno ancora più numerosi, ché la polizia non riuscirà a contenere fuori delle porte della capitale gli abitanti di una Repubblica Moldova esausta di un regime vecchio e corrotto. Finalmente una rivoluzione bambina, che parla la lingua semplice di chi è ancora assetato di vita.
Solidarietà. Questa sera mi sono unito ai giovani rumeni che, solidali con i fratelli oltreconfine, affollavano Piata Universitate.
Gridavano "Libertate!"
Oggi a Bucarest, i ragazzi cresciuti dopo il 1989 hanno creato un ponte tra presente e passato, ricalcando le orme dei padri, che la rivoluzione l'hanno pagata col sangue. E nello stesso tempo lanciando un monito alle generazioni passate: "se fossimo stati al vostro posto, i sogni non si sarebbero arenati nel fango della paura di cambiare".
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