lunedì 13 aprile 2009

Chişinău Calling



Accade ai margini dell'Europa e a un passo da Bucarest, che migliaia di giovani, esasperati da un regime corrotto e autoritario, si riversino in piazza per contestare i risultati delle elezioni vinte dal partito comunista al potere dal 2001. La rivolta di Chişinău, capitale della Repubblica Moldova, la prima rivoluzione nata attraverso i social network di Internet (non a caso l'hanno definita “Twitter Revolution”), raccoglie tra i ragazzi rumeni una solidarietà unanime. I rumeni sentono di condividere coi vicini moldovi, che parlano la stessa lingua e fino alla Seconda Guerra Mondiale vivevano sotto un'unica bandiera, un destino simile. Grazie a un attivista di Bucarest sono riuscito a entrare in contatto con Adina, giovane studentessa di giurisrudenza di Chişinău, che ha partecipato alle proteste e mi ha raccontato via web alcuni dettagli delle vicende di questi giorni. Eccoli:

Ho partecipato alla prima manifestazione, quella del 6 aprile, che era stata pensata come una sorta di flashmob. Ero all'università e tutti parlavano con rabbia delle elezioni del giorno prima. Ci chiedevamo come avremmo fatto a vivere altri 4 anni sotto un regime comunista. Verso le 15 ricevo un sms: alcuni giovani avevano dichiarato il 6 aprile giorno di lutto. L'idea era che ogni ragazzo che non avesse votato comunista si recasse in centro con una candela in mano.

All'inizio eravamo 100 persone, poi il numero è cresciuto e abbiamo deciso di spostarci davanti al palazzo presidenziale. Siam quindi tornati davanti alla sede del governo ed eravamo già in 25.000. Sentivo il dolore di ognuno. L'atmosfera era calma.

Il giorno dopo non son potuta andare alla manifestazione perché avevo lezione. Quando ho sentito quello che stava accadendo, è stato uno shock. Son tornata dritta a casa. Avevo paura che qualcosa potesse accadermi, che potessi essere arrestata. É stato dato fuoco al Parlamento. Il giorno dopo ci son passata davanti, è stato triste vederlo ridotto così.

Gli abitanti di Chişinău sono convinti che i disordini del 7 aprile siano stati organizzati dai servizi di sicurezza e la stampa ha mostrato foto che lo dimostrano. I partiti dell'opposizione hanno raccolto le prove che persone morte erano ancora iscritte nelle liste elettorali, e hanno votato!

Le manifestazioni sono continuate pacificamente fino ad oggi (domenica 12 aprile per chi legge). Cosa accade ora: a partire dalla notte tra il 7 e l'8 aprile, la polizia ha iniziato a effettuare arresti arbitrari in strada. La prima notte son stati 200. Poliziotti in borghese son venuti all'università e anche lì hanno arrestato senza criterio. Secondo i dati ufficiali, sarebbero già 229 le persone che hanno subito un processo. La stampa ha parlato di persone picchiate durante la detenzione. Come un mio amico, che dopo 2 giorni di carcere era pieno di lividi. Alcuni hanno subito un processo nella stazione di polizia senza possibilità di chiamare un avvocato o avvisare la famiglia. Oggi abbiamo saputo che un detenuto è morto per le percosse ricevute.

La frustrazione è ancora maggiore perché la gente delle campagna non ha la minima idea di quel che sta accadendo nella capitale. La tv di stato ha mostrato solo le immagini degli scontri e le dichiarazioni del presidente che ha definito 'vandali' i manifestanti.

La situazione sta diventando terrificante. Internet ha subito restrizioni, tutti hanno paura. I miei hanno paura che mi vengano ad arrestare perché una rete televisiva ha mostrato alcune immagini della prima manifestazione in cui si vede la mia faccia.

Ora tutto è calmo, ma questo silenzio sembra pesante come un macigno. Non sappiamo cosa accadrà, ma siamo praticamente sicuri che niente cambierà. Il sistema giudiziario è nelle mani delle autortà, la polizia non si attiene ad alcuna legge. Sento che ho meno diritti di prima. La paura sta crescendo. Non cammino mai per strada da sola, sono sospettosa di chi mi sta intorno, i miei compagni hanno paura di parlare nei corridoi dell'università.

Per noi è importante ricevere il sostegno dell'Europa, che però si è tirata indietro. Anche se i nostri obiettivi – fermare il comunismo e rifare le lezioni – non sono stati raggiunti, le proteste sono state viste da tutto il mondo. Almeno il mondo sa che i morti hanno votato per questo governo e non noi, i vivi”.


Here are some links where you can get the whole picture of the events: http://www.kosmopolito.org/2009/04/09/%E2%80%9Crevolution-here-we-come%E2%80%9D-or-consequences-part-4/
Links to webpages with the images of persons beaten during their reclusion in jail: http://www.jurnaltv.md/?mod=martor&id=462
And here in English, photos and description of the events: http://www.unimedia.info/

The picture above comes from www.unimedia.info


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