domenica 7 giugno 2009

Diario delle europee

Mercoledì 3 giugno. Ho voluto mettere alla prova le conoscenze storiche dei volontari (tutti studenti) di Save the Children a cui faccio un corso di italiano. É il ventennale della repressione delle manifestazioni di Piazza Tienanmen e inizio la lezione mostrando la famosa foto del ragazzo con le buste della spesa in mano che ferma da solo una fila di tank. Nessuno dei 13 presenti ha la minima idea di cosa stia parlando.

Giovedì 4 giugno. Un editoriale del quotidiano Adevărul, “Democrazia significa votare”, termina lanciando un monito: “Chi può garantire che la nuova era democratica sia eterna?” Inizio a chiedere alle mie colleghe se si recheranno o no alle urne. Su 7 solo due sono indecise, le altre sono sicure che non ci andranno. La più eloquente giustifica la sua scelta scrivendo sulla mia agendina una serie di aggettivi dedicati ai politici rumeni. Traduco letteralmente: “scrocconi, marioli, criminali, miserabili, corrotti, mafiosi e puttanieri”. Per sondare le cause della disillusione dei rumeni (che non penso sia limitata ai pochi che conosco) verso la politica, mando a 27 amici e conoscenti, di età compresa tra i 18 e i 35 anni e con un'ottima istruzione, un'email con le seguenti domande: “Voterai? Se non, perché? Qual è il problema più urgente in Romania? Pensi che i politici lo stiano risolvendo? Hai fiducia nella democrazia rumena? E nella UE? Ti aspettavi di più dall'integrazione europea? Vuoi ancora cambiare il mondo? In caso affermativo, come pensi di farlo se non andrai a votare?”

Venerdì 5 giugno. Leggo Evenimentul Zilei. In prima pagina, la notizia che una strana organizzazione sta raccolgiendo voti dagli studenti per conto del Partito SocialDemocratico/ex comunista, pagandoli la miseria di 30 lei (poco più di 7 euro, meglio in Bulgaria, dove almeno te ne danno 20-25. In Italia? Per la penisola abbiamo a disposizione solo una stima: a Napoli, per le politiche del 2001, la sezione di un grande partito politico distribuiva pasta e olio). Come prova, la solita foto fatta al telefonino con la scheda elettorale 'regolarmente' compilata. Nell'aperta e inclusiva Olanda l'estrema destra ottiene un successo 'inaspettato', cavalcando guardacaso lo spettro dell'immigrazione. Intanto a sera ho ricevuto solo 4 risposte, più una raccolta verbalmente nel pomeriggio. Ogni tanto mi pare che in Romania, quando fai una domanda che riguardi la politica, tutti si spaventino ancora come al tempo della famigerata Securitate.

Sabato 6 giugno. Non ricevo altre risposte, il mini sondaggio è stato un flop. Non scoraggiamoci, almeno quel che i 5 mi han detto è interessante: i miei amici sono europeisti, ma si aspettavano che gli europei fossero più “amichevoli“ con i rumeni e che non li trattassero come cittadini “di seconda categoria”. La sfiducia nel sistema politico domestico è maggiore di quella nelle istituzioni continentali. Tra i mali gravi del paese, che poi sono anche le cause del clima di sfiducia, figurano corruzione e conflitto di interessi. Scrive Dana in un ottimo italiano: “Ce ne sono cosi’ tanti... [di problemi] Il livello basso di sostenamento; la qualità della vita; le differenze grandissime fra le classi sociali; la certezza universale che non importa che cosa sai, ma chi conosci, che tutto si può comprare con i soldi e, specialmente, con una buona relazione”. Riflessione a margine: il malgoverno, fa il gioco dei governanti, che usano il disgusto per allontanare i cittadini dalla politica e diventare sempre più una casta. Tornando a casa, leggo sull'autobus che votare più volte è punito col carcere. Mi chiedo, come è possibile votare più volte?

Domenica 7 giugno. Svelato l'arcano, in Romania tutto è possibile. Ecco come: la legge elettorale per le europee consente di votare anche fuori del seggio di apparteneza. Le tv non parlano altro che di 'vacanze elettorali', minibus che trasportano in seggi di città diverse persone che, in cambio di denaro, voteranno doppio. La polizia si è premunita e ha preparato posti di blocco in tutto il paese. A urne chiuse, le percentuali di voto parlano di un rumeno su quettro che si è recato alle urne. Non so se nel calcolo siano state considerate o meno le 'vacanze elettorali'. Ricevo un'altra email, 6 risposte su 27. Per la cronaca, i primi dati affermano che i due partiti di governo, il PDL del presidente Basescu e il PSD, hanno ottenuto una percentuale quasi identica di poco superiore al 30%. Sembra non interessare quasi a nessuno.

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